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      Ma è tempo di terminare. Il veneziano andò a Spa, poi a Parigi, dove fermossi tre mesi per convincere il re di Polonia della falsità di una lettera anonima, poi in Ispagna, dove soffrì massime disavventure ed insidie alla propria vita per cagioni che, s'egli fosse stato saggio, non si sarebbero verificate: resistendo però costantemente, superò tutte le difficoltà, uscì di quel regno, attraversò il Linguadocche, la Provenza e 'l Piemonte, e andò a scrivere la confutazione di una maligna istoria in un paese di cui non sarebbe uscito se un ministro di stato non l'avesse scosso, svegliando in lui l'ambizione di entrare nella spedizione de' russi sul mare contro il re de' turchi. Fu egli a Livorno dove il suo destino fe' che il conte Alessio Orloff non l'accettasse con le condizioni ch'egli volea. Andò allora a Napoli, e indi a passare un anno a Roma e poscia a Firenze; ma in capo a sei mesi dovette uscirne per sovrano comando, e per ragioni che saranno certamente state legittime, poiché saggia è quella mente cui erano note, ma che il veneziano non fu mai degno di sapere né di immaginare. Lasciata la Toscana, andò a Bologna dove soggiornò nove mesi, poi andò in Ancona per farsi trasportare di là dal mare. Stette due anni in Trieste, e ritornò verso la fine dell'anno 1774 per sovrana clemenza nella sua patria, del favor della quale s'ei fosse degno, troverebbe in essa facilmente il proprio sostegno.
      Questo pezzo della storia del veneziano serva a disingannare quelli che bramano ch'egli la scriva tutta.


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Il duello
di Giacomo Casanova
pagine 65

   





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