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      XIX. Ma se la tunica retina di qualche occhio fusse di forza, e resistenza grande all'esser conturbata, allora non si guasterebbe la vista, ne si corromperebbe il sensorio, come si racconta dell'aquila, e di qualche altro animale, i quali affissano il loro sguardo impune nello splendidissimo Sole.
      XX. E di piu ancora direi, che essendo vero, ch'alcuna sorta d'animali, e qualche uomo ancora soglia vedere di notte tempo senza lume, questo non proviene da altro, se non perche la loro tunica retina è tanto gentile, e dilicata, che ogni poco di lume è potente a commoverla, e conturbarla, e cosi in simili occhi farsi ancor nelle tenebre, o per dir meglio nella luce debolissima.
      XXI. Qui senza entrare in trattare delle visioni miracolose, potendo esser fatte in altissimi modi, & inopinabili a noi, dirò solo che naturalmente si possan fare nell'occhio nostro conturbazioni da' movimenti interni dell'anima nostra, e del corpo nostro senza opera d'oggetti esterni, e rappresentarcisi all'occhio varie immagini, ed oggetti stravagantissimi; di simil sorta di rappresentare, crederei che potessero essere tutte le rappresentazioni de' sogni, e quelle, che intravengono a gl'infermi, e massimamente a quelli, che fissamente si applicano co 'l pensiero à qualche cosa con gagliardissima fantasia, & applicazione d'animo, e parimente si osserva talvolta dopo il sonno nelle tenebre sogliono vedersi alcune stravaganti figure, le quali vanno successivamente variando forma, ne possiamo ad arbitrio nostro variarle in forma piu vaga, e piu ornata, ma conseguita l'una all'altra con stravaganti metamorfosi, per una necessità ignota a noi: segno evidente, che tutte dependono dalle varie commozioni delle parti delicatissime della retina, dove si sogliono dipignere tutti gli oggetti visibili.


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Alcuni opuscoli filosofici del padre abbate D. Benedetto Castelli da Brescia
di Benedetto Castelli
1669 pagine 60

   





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