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      Ma questa materia si và troppo inalzando, e forse trapassa quei termini di considerazione, che possiamo far noi intorno alla parte corporale della fabbrica dell'occhio nostro, e pertanto ritornerò addietro per non iscostarmi.
      XXII. Non voglio trapassare un pensiero, che m'è sovvenuto, il quale si è, che forse la provida natura mantiene per qualche tempo gli occhi chiusi a diversi animali, come a' cani, & altri nel principio del loro nascimento, e ciò ella fà, perche essendo la dilicatezza di quegli occhi ancor tenerissimi assuefatta alle tenebre del ventre materno, se venissero all'improviso al vivo splendore del giorno s'ingombrerrebbono della gran luce, e si corromperebbe il lor sensorio, e però è necessario, che a poco a poco vadano aprendo gli occhi, assuefacendoli alla divina luce, nel medesimo modo; che si usa in Venezia a quelli, che vengono liberati dalle prigioni oscure, a' quali concedono a poco a poco il lume, e non tutto in una volta, alla prima lor uscita di prigione; Ma negli uccelli, come quelli, che forse hanno l'organo loro, e l'occhio meno dilicato, non è necessaria tal preparazione, ed assuefazione, e però vediamo i Pulcini, ed altri uccelli nascere con gli occhi aperti. Anzi direi di piu, ch'essendo la sostanza della buccia, e scorza dell'uovo alquanto penetrabile dal lume (come spezzando un'uovo si vede) di già simili animali hanno avanti la loro natività presa la consuetudine del lume, e però non hanno bisogno di quell'anticipata preparazione.
      XXIII. Dobbiamo ancora rendere la ragione di quella apparenza assai degna di considerazione, che si fà nell'occhio nostro, quando avendo prima col tener fisso l'occhio per un poco di tempo in un determinato punto di un'oggetto illuminato, come si disse nel principio di questo ragionamento, ci resta la sua immagine impressa nell'occhio, e non solo si continua per qualche tempo a vederla con gli occhi chiusi, ma aprendoli, e rivoltandoli in diverse parti, ora piu lontane dall'occhio nostro di quello che era l'oggetto reale, ora piu, e piu vicine, si vede 'l medesimo oggetto di diverse grandezze, in modo che il medesimo oggetto ci apparisce alle volte maggiore cento, mille, e piu volte, & alle volte minore di quello, che ci compariva quando era da noi contemplato realmente.


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Alcuni opuscoli filosofici del padre abbate D. Benedetto Castelli da Brescia
di Benedetto Castelli
1669 pagine 60

   





Venezia Pulcini