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      Mosso da questa stravaganza per certificarmi bene del tutto volli misurare con instrumento, quanto la sudetta costellazione suttende nell'una, e nell'altra positura, e rtrovai che sempre suttendeva il medesimo spazio, di modo che restai sicuro, che questo (già che non era inganno dell'occhio) di necessità doveva essere fallacia del giudizio, e dell'apprensione, e dopo avervi fatta molta, e diligente riflessione mi venne in mente, che questo negozio di grande, e di piccolo viene dalla nostra mente maneggiato sempre con qualche relazione ad altra grandezza a noi piu nota, e familiare di quello, che è la grandezza di quell'oggetto, del quale noi dobbiamo formare concetto, se è grande, ò picciolo. E nel caso nostro perche noi nel riguardare le parti del Cielo poste sopra il nostro vertice siamo soliti paragonarle, e riferirle alle piu alte sommità de' tetti delle nostre fabbriche, non avendo altro intorno al vertice con chi paragonarle; per tanto la costellazione dell'Orsa in simile costituzione riguardata ci apparirà occupare una tale, quale si sia porzione del tutto, ò sommità d'una casa, ò tempio, il quale spazio essendo da noi per prima assai conosciuto, e che non arriva, se non à poche decine di braccia, però in tal modo alla grossa formando il concetto della grandezza dell'Orsa la giudichiamo, e stimiamo piccola. Ma quando la veggiamo verso l'Orizzonte allora paragonandola colle lunghe tirate di monti, e delle vaste campagne, sappiamo molto bene, che sono alle volte le decine di miglia, però in tal caso giudichiamo anche l'Orsa esser molto maggiore di quello, che era da noi stimata nell'altra costituzione.


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Alcuni opuscoli filosofici del padre abbate D. Benedetto Castelli da Brescia
di Benedetto Castelli
1669 pagine 60

   





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