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      Ma è cosa di sommo momento istorico, per determinare ciò che nei singoli giorni venne nei singoli luoghi operato. Questa accurata e continua registratura dei fatti nei luoghi e nei tempi, basta a rimovere molti falsi concetti: a cagion d'esempio, quello che i popoli delle pianure furono più lenti a insurgere che quelli dei monti. Ben al contrario, si vedono i giovani della pianura perigliarsi in campo aperto sotto le mura di Milano fin dal secondo giorno; e dopo il quinto, quando il nemico era già espulso dalla città, si vedono le squadre dei montanari pernottare ancora a mezza via dalla città. La sola squadra di Lecco potè giungere alle porte e penetrare in città prima che spuntassero a Porta Comàsina le colonne nemiche in ritirata; e perciò appunto lasciò loro, senza avvedersi, libera quella stretta; che se fosse giunta qualche ora più tardi, vi avrebbe forse fatto, nelle tenebre, decisivo ostacolo. Lo stesso dicasi del passaggio di Benedek pel ponte di Pizzighettone; che gli sarebbe stato impossibile s'ei fosse giunto il dì prima, quando i municipali di Cremona non avevano ancora levato dalla fortezza le artiglierie, le munizioni e i difensori, per farne difesa alla loro città. Lo stesso dicasi dei quattro giorni che Brescia indugiò a cominciare il combattimento; onde, conoscendo l'indole di quel popolo, possiamo indurre a misura di tempo qual potere esercitasse sopra di esso la fatale congrega nella quale pose allora e poi l'ostinata sua fede. Tutti questi lumi si perdono, ove la mente non si leghi strettamente alla successione dei fatti.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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