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      Qui vediamo anzitutto che molti dei promotori erano già stati allievi della Giovine Italia; ma sciolti da ogni vincolo di setta, operavano ognuno a suo luogo, sugli amici; e così mano mano penetravano nelle moltitudini, traendo in luce quei sentimenti che la straniera insolenza aveva generati. La dottrina era dunque sopravissuta all'iniziazione; il convincimento aveva avuto più vigore dei riti e dei giuramenti; l'idea era più forte del patto. Ecco ciò che l'Italia deve a Mazzini. Egli fu il precursore del risorgimento; egli che nel 1831 aveva già concetta nella mente la santa crociata del 1848, allora incredibile ai savi mondani; egli che aveva visto sin d'allora il seno dell'Austria, come quello della vipera, squarciato dalle nazioni entro racchiuse.
      Codesti fedeli della Giovine Italia erano, i più, divenuti republicani, quantunque avessero preso le mosse da una dottrina che sperava in un re e voleva fondare un nuovo regno. E alcuni erano di cospicuo casato. Ma questa è proprietà della nostra nazione, che l'animo republicano vi s'incontra in tutti gli ordini: che anzi la genuina fonte della vera nobiltà italiana, non della ribattezzata di anticamera e polizia, sta nei consessi decurionali delle antiche republiche municipali: e pare anzi che fuori di codesto modo di governo la nostra nazione non sappia operare cose grandi. E che fece mai di glorioso, o anche solo di non vituperoso, il gran regno che incatena otto milioni d'anime nella bassa d'Italia? Si paragoni l'istoria romana a quella di Torino; l'istoria di Venezia a quella di Trieste!


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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