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      È vano e puerile il lagnarsi ch'essi abbiano fatto ciò che avevano naturalmente a fare; come fu vano e puerile lo sperare che avrebbero fatto fuor della loro natura. E qui fu l'errore fondamentale "di quel ridicolo amoreggiarsi fra principi e popoli", nel quale gli innamorati erano solo da una parte. Qui fu l'errore dell'iniziativa permessa ai principi, e del comando lasciato ai loro satelliti. Qui fu l'errore dell'unità, da conseguirsi col persuadere un principe "di codarda e fiacca natura" a divenir magnanimo e deliberato. Chi è nato a far le grandi imprese, non aspetta che altri lo consigli e lo incalzi.
      Il numero delle parti non importa, purchè abbiano tutte egual padronanza e libertà: e l'una non abbia titolo a far servire a sè alcun'altra, tirandola a sè, e distraendola dal nodo generale. Tra la padronanza municipale e la unità nazionale non si deve frapporre alcuna sudditanza o colleganza intermedia, alcun partaggio, alcun Sonderbund. I "sonderbundi" dell'Italia sono quattro: il borbonico di otto milioni e più; l'austriaco di sei, e se lo si considera anche arbitro dei ducati, poco meno di nove; il sardo di cinque o poco meno; il pontificio di tre. Queste segreganze sono tutte nemiche tra loro: le prime perchè aspirano a ingrandirsi a spesa delle altre: l'ultima, perchè sa d'essere insidiata da tutte. E così hanno tutte interesse a guerreggiarsi, e godono ampiamente dell'altrui sventura e dell'altrui disonore. Qual più grato adulatore alla corte di Torino di colui che maledice al bombardator di Messina?


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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