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      E molti v'erano che avevan sortito dalle mani del creatore il dono d'un'anima republicana; pure, non lo avevano mai scritto, e forse nemanco erano a ciò deliberati in sè medesimi, e certo non ci erano giurati in fazione republicana. Ma quando, per oneste ripulse date a importuni incettatori, si vedevano additati alle genti come republicani, non avevano poi la viltà di negarlo; anzi talora per magnanimo sdegno se ne vantavano. E da quel dì riputavano debito d'onore d'operar come tali. E così la mano di quegli stupidi satelliti iniziava il ruolo dei repubblicani; poneva le fondamenta della republica. E quanto più appariva chiaro che la vetusta monarchia non poteva rigenerarsi, e voleva ad ogni modo, anche sotto il belletto costituzionale, regnare coi gesuiti e coi censori e colle spie, il numero dei conversi alla nuova fede cresceva. Sì: come la casa d'Austria ha il destino di eccitare per ripugnanza la nazionalità italiana, così la casa di Savoia (amica o nemica dell'Austria, poco importa; e chi lo sa?), la casa di Savoia, per quella perpetua e insanabile sua titubanza a compiere i voti della nazione, ha il destino di promovere l'italiana libertà.
      Però se v'erano molti uomini d'animo republicano in Italia, essi non avevano dottrina republicana. Avevano ben posto il loro amore nel popolo, ma la loro speranza nel re. Avevano pugnato, se non per lui, certo con lui. Ma quando ebbero vista la mal voluta guerra, le intempestive cupidigie, l'abbandono di Curtatone e di Vicenza, la consegna di Milano, svanirono le speranze; la coscienza republicana si riscosse; un'altra idea balenò alle menti.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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