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      Erano codeste forze, animate tutte allora da inveterato odio al nostro nome, eccetto tre battaglioni del Tirolo e quattro dell'Illirio, in parte italiani. I 45 battaglioni erano completi; in generale contavano poco meno di 1200 uomini, alcuni anche di più; solo i tirolesi 900; potevano contare in tutto 52 mila uomini: la cavalleria 5700: l'artiglieria 3000; comprese le altre armi, il complesso di tutti quei soldati stranieri al nostro regno potevasi stimare a più di sessantamila. Nessun'altra potenza erasi vista imporre, a uno Stato di sì poca ampiezza, tanta mole straniera.
      Oltreciò, dei battaglioni lombardo-veneti erano in patria non meno di 22, con officiali la più parte d'altra lingua. V'erano ancora i cannonieri marini: il battaglione di marina: un reggimento di gendarmi: un battaglione di polizia, in qualche parte straniero, e tutto nemico. Davano mano alla custodia dei confini e delle città, oltre ai gabellieri, alcune migliaia di guardie militari di finanza: la sola provincia di Como ne aveva 900. E intrecciate ai presidii austriaci sulla destra del Po, aiutavano a reprimere il popolo le milizie ducali di Modena e quelle di Parma, già in recenti tumulti messe a prova di sangue. Tutti questi italiani potevano valutarsi a più di quarantamila; e sinchè stavano ferme le armi straniere, erano necessitati da disciplina, interesse e timore a eguale obbedienza.
      Fatto ogni computo, v'erano il 18 marzo ai cenni di Radetzky in Italia, tra stranieri e italiani, più di centomila soldati.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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