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      Ma non considerarono che in siffatto caso era poi mestieri essere audaci; non perdere momento: nella notte stessa sorprendere i generali: arrestar tutti i corrieri: dar di tocco a tutte le campane: barricare i battaglioni entro le caserme, isolarli, affamarli: dare con una folla incessante d'avvisi l'allarme ad ogni provincia, affinchè, oppressi a furia di cittadini e contadini i suoi presidii, riversasse tosto la sua gioventù sulle vie militari e sulle piazze d'armi. Ora, ciò non si poteva fare, perchè nulla erasi preparato: non accordi: non armi: non denaro: sole e perpetue e gratuite dimostrazioni, e suono lontano di società secrete, delle quali il popolo nulla sapeva. Parve adunque assai, porgere occasione che la battaglia nascesse da sè. La rimisero alla dimane, a ora tarda. Volevano adunare il popolo intorno ai municipali, in cui ben sapevano non esservi alcun bellicoso elemento; pur tuttavia volevano battezzarli capi di guerra; aggiungervi anzi altra simile zavorra, e costruirne un governo autorevole; e confidavano poi di poterlo essi governare, e col bagliore di quei nomi allucinare la città, e con essa il regno e l'Italia.
      L'adunanza del popolo non doveva essere armata "almeno d'armi palesi; incalzata per avventura dalla soldatesca, si sarebbe disciolta e dispersa, ma per trovarsi armata alle 5 sulla piazza del Teatro". Così dovevano i cittadini cominciar la battaglia solamente se la soldatesca era in ordine per incalzarli e disperderli, dovevano cominciarla coll'abbandono della casa municipale e colla fuga, per ricominciarla in altro luogo cento volte men popolare e meno adatto, tra il Comando militare e la Polizia, ove la soldatesca vittoriosa avrebbe loro impedito d'arrivare.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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