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      È superfluo il dire ch'ebbe salva la vita, benchè a scemarsi d'importanza si fosse mentito semplice tenente di fanteria. Non passò un mese che il colonnello Tomaso Zobel fece uccidere nelle fosse di Trento il giovane Blondel e altri sedici giovani, presi sul campo. Stanno ancora scritti nel sangue i nomi di Ludovico Batthyany, d'Ugo Bassi e d'altri e d'altri. Così è: il nostro popolo serbò nella vittoria l'avita sua natura: parcere subiectis. In Germania, sin dai tempi d'Arminio, la vittoria s'intese in altro modo: supplicia captivis (Tacito, Ann., I).
      La vera vittoria del maresciallo era contro il governo civile; era quella d'aver colto il destro di fondare in Italia la sua militare onnipotenza. Accesa la guerra, qual ministerio l'avrebbe potuto richiamare dal suo comando? Ma quanto alla vittoria contro il popolo, pur troppo egli stesso ne dubitava, quando alle due dopo mezzanotte dettava queste parole: "Non posso peranco indicare la mia perdita in morti e feriti; ma non può essere stata lieve. Per il momento si ha quiete; ma può darsi che al levar del sole incominci il conflitto. Io sono deliberato di restare, a qualunque costo, padrone di Milano. Se non si desiste dalla pugna, bombarderò la città".
      Se il maresciallo aveva voluto appiccar battaglia, il popolo l'aveva accettata. Già prima di sera, numerose pattuglie dovettero ceder le strade ai cittadini, e ridursi a far foco dalle finestre delli edifici. Quella che incontrò la comitiva di Casati, abbandonò due moribondi; una fu respinta da tre fucili; un'altra, da quindici.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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