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      La forca sarà per te
      , gli rispose il droghiere Puricelli; e sebbene ferito, non si ritrasse finchè nol vide rintanarsi nel Broletto co' suoi. A Piazza Mercanti, artiglieri, uccisi o fugitivi, abbandonarono un cannone. Alla Corte, come deposero poi due delli ungaresi che quivi erano: "investiti d'ogni parte dai cittadini, che sdegnando di starsene dietro le barricate, uscivano ad assalirci all'aperta, e dalle donne che dalle finestre sparavano colpi di pistola, inviammo al Castello a dimandar soccorso; ma delle due o tre compagnie del Gyulai che ci furono spedite, pochi arrivarono, e sì malconci, che si risolse di ritirarsi. Fin d'allora si tentava l'affratellamento colli ungaresi. Un uomo pieno di coccarde nazionali, che sono delli stessi colori per gli ungaresi e gli italiani, si presentava loro, invitandoli alla diserzione. Consigliato da essi a ritirarsi, troppo tenace nel suo proposito, non volle rimoversi; onde preso dai cacciatori tirolesi, fu tosto fucilato. Più di 36 ore dovettero i granatieri ungaresi star sotto le armi, esposti alle intemperie, e ciò che più importa, privi di cibo". Anche i carcerati nel palazzo di Giustizia rimasero senza cibo per ben 48 ore; senza viveri per 40 ore quelli della polizia generale; Radetzky ebbe ad avvertire i consoli "che i carcerati nella Casa di Correzione mancavano di viveri". E fu anche per questa imprevidenza che le soldatesche, erranti nei rioni più remoti, si mutarono in orde fameliche e rapaci, a strazio delle derelitte innocue famiglie.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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