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      Se parlate di republica, rispose Cattaneo, tutti i signori saranno per domatina in Castello con Radetzky. - I soccorsi francesi e svizzeri erano lontani e incerti; la republica non avrebbe nemmeno i soccorsi dell'Italia, tutta infervorata allora de' suoi principi. Era forza mietere ciò che si era seminato. Il popolo, per verità, non intendeva la commissione alla Savoia; avrebbe mille volte preferito l'alleanza del popolo francese; avrebbe preferito mille volte una federazione republicana, col nome di Pio IX. Carlo Clerici, ch'era "uno dei primi anelli tra il popolo e l'alto ceto", scrive: "la republica era ben addentro nel sentire del nostro popolo: chiamata, sarebbe surta". E nel primo giorno quel grido si era qua e là udito fra il popolo, "drappelli di cittadini percorrono la città, gridando viva Pio IX, viva l'Italia, viva la republica". Ma erano voci che uscivano solitarie dal cuore; non esprimevano patti di parte. E anche a Brescia, in febraio, alle novelle di Parigi tale era stato lo spontaneo sentimento del popolo: "la prima notte si passò tutta in riunioni, ai caffè, sotto ai portici, nelli alberghi, nelle taverne: sembrava la celebrazione d'un trionfo nazionale. E quanto al Piemonte, dicevasi, la viva aspettazione che se ne aveva va sbollendo, perchè nessun fatto si vede mai. I giudiziosi pensano che sia l'Austria autrice di tali rumori, che destano sospetto e diffidenza, ma il popolo non ragiona". Sventuratamente altri ragionava per lui; e lo sviava dalla madre idea della libertà, chiamandola "il trionfo predeterminato d'una forma governativa". E ammoniva i siciliani contro "l'egoismo di libertà".


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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