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      Figurati, lettor cittadino, la scommunicata figura di quel laido vecchio, quella persona tremante, coperta di pagliuzze, che colle braccia aperte si lascia frugare nelle tasche; e ne cavano, invece di stili e pistole, ne cavano, pane e formaggio. L'ira dei più accaniti si volse in riso
      .
      Conveniva tenere il popolo in questi alti e gloriosi propositi. "Prodi cittadini", gli diceva un appello del consiglio di guerra, "conserviamo pura la nostra vittoria; non discendiamo a vendicarci nel sangue dei miserabili satelliti che il potere fugitivo lasciò nelle nostre mani". Di quella mal locata clemenza si duole ora il popolo amaramente. Ma furono forse quei pochi spregevoli perdonati che gli balzarono poi le armi di mano, quando venne tempo di difendere una seconda volta la sua città? Furono forse quelli abietti che gli insegnarono a riporre una stolta fede nei traditori, e ad abbeverare di dispetti e d'oblio i provati amici? Che gli gioverebbe nella sventura il sentirsi chiamar barbaro come i suoi nemici? Le crudeltà presenti parrebbero giuste rappresaglie. E la vendetta dei nemici e il loro perdono avvilirebbero del pari la sua coscienza; la quale, ora, può contemplar impavida e indomita quell'avvenire che porrà un'altra volta a' suoi piedi i vigliacchi insanguinati.
      E parecchi officiali in quella confusione non ebbero tempo a salvarsi: e, tratti inanzi al consiglio di guerra, tentarono sostenere l'usata arroganza, pretendendo di non essere prigionieri, ma parlamentari. "È meglio che diciate d'esser prigionieri", rispose loro Cattaneo.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





Cattaneo