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      Reduce Casati dalla fuga, e pressato sempre a costituire con municipale autorità un governo provisorio, si era solamente piegato ad annunciare che aggregavasi al municipio alcuni collaboratori; ma vi affastellava presenti e assenti, e anche Teodoro Lechi, ch'era prigioniero in Castello; e attribuiva a Bellati, pur prigioniero, la polizia. Udito il messaggio di Radetzky, egli propose, per la città sola, un armistizio di giorni quindici, affinchè il maresciallo potesse invocare da Vienna nuove concessioni. E intendendo che i soldati si consegnassero nelle caserme, e i cittadini desistessero dal combattimento, invitò in presenza dell'inviato il consiglio di guerra a dire se vi volesse dar mano.
      Rispose il consiglio: non potersi oramai staccare dalle barricate i cittadini; la consegna nelle caserme non offrire veruna sicurtà; il combattimento sospeso potrebbe ad ogni momento riaccendersi. La campana e il cannone, già da tre giorni, avevano desti i popoli all'armi; i soccorsi erano in via; un'armistizio circoscritto alla città lasciava libere le truppe d'esterminarli; o dovere il combattimento cessar dovunque, o dovunque proseguirsi. Se il maresciallo veramente era mosso da umanità, se voleva arrestare il combattimento in tutto il regno, i soldati italiani gli basterebbero a conservar l'ordine, finchè arrivassero le nuove istruzioni da Vienna; allontanasse immantinente i soldati stranieri. - Come? rispose il maggiore sdegnosamente; un maresciallo ritirarsi inanzi a cittadini? - Voi parlate d'umanità, gli si replicò, e non d'operazioni di guerra; i ministri che diedero al maresciallo facoltà di mitragliare e bombardare, sono caduti; i loro ordini non hanno più vigore, fino a che i loro successori non abbian parlato.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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