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      Si valga di ciò il maresciallo, prima che il suono d'allarme giunga di campana in campana sino ai passi delle Alpi. Separando i due elementi irreconciliabili, potrà dire d'essere entrato nel nuovo ordine europeo; e intanto veramente avrà salvato l'esercito.
      Invano Casati riluttava. La gioventù, non volendo soffrire indugio alla pugna, o dar ansa a una perfidia, stette col consiglio di guerra. Casati congedò il messo, pregandolo a riferire da un lato i sentimenti dei municipali, e dall'altro quelli dei combattenti. Egli volle separata nell'animo di Radetzky la sua causa da quella del popolo. E il consiglio di guerra tacque, e non se ne fece vantaggio. Importava salvar la città. Ed era forza mietere ciò che si era seminato.
      Altri dirà che ricusar l'armistizio fu temerità. Ma valga il vero. Fin dalla sera inanzi, i consoli di Francia e Svizzera avevano promesso ai municipali di protestare, in un colli altri consoli, contro il minacciato bombardamento; e nella matina del 20, ne avevano scritto a Radetzky, chiedendo in ogni modo il tempo di porre in salvo i loro clienti. Rispose il maresciallo, alle 11 del mattino stesso, lagnandosi che si fossero assalite le sue truppe contro il diritto delle genti; e pregando i consoli d'indurre i capi ad astenersi da ogni atto ostile; altrimenti ei si difenderebbe col coraggio che gli inspirava il sentimento dell'odiosa sorpresa che si era fatta a' suoi soldati. Promise sospendere per un giorno le misure severe, a patto che i cittadini cessassero ogni ostilità. I consoli, gli chiesero tosto un abboccamento per ragguagliarlo delle edificanti disposizioni del municipio.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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