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      E v'erano, nel giro di poche miglia da Mantova, altre possenti città che avrebbero potuto, con qualche audace fatto, decidere delle sue sorti. V'era quella Brescia che, cinquant'anni addietro, aveva potuto improvisare per Bonaparte ottomila soldati e che nel seguente anno fece stupir l'Europa del suo disperato coraggio. V'era, pur nel raggio di 40 miglia, Cremona; v'erano Parma, Reggio, Modena, e già vicini alle sue porte i battaglioni bolognesi; e nel Veneto, Vicenza e Verona, e questa poteva trar soccorsi anche da Trento. E non sono città isolate, come Trieste o Ginevra; ma ciascuna d'esse è capo di popoloso territorio. Brescia oltre ai 40 mila abitanti della città, ne aveva 300 mila nella provincia e 50 mila in Val Camonica; Cremona ne aveva 250 mila; 190 mila Mantova; 300 mila Trento; 500 mila Modena con Reggio. E se si prosegue il novero delle altre città anzidette, si viene a sommar poco meno di tre milioni di popolo, munito a dovizia di denaro, di viveri, di veicoli. Ciascuna di quelle città poteva in uno, o due, o tre giorni al sommo, gettare sulle indifese porte di Mantova e di Verona tanta gioventù animosa e armata, quanta bastasse non solo a soprafare i deboli e incerti presidii, e gli avviliti principi e generali; ma ben anco a difenderle poscia contro gli eserciti. I quali, senza artiglierie d'assedio, senza cannonieri, senza munizioni, senza viveri, con lungo traino di feriti e di donne, cacciati dalle città cisalpine e venete, giunsero poi sotto quelle mura. Le forze di tanti popoli rimasero nel fatale istante inoperose.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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