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      Il popolo s'adira; corre in piazza gridando: abbasso il ministero. Il ministro parla al popolo: fra due ore partirà la truppa". Ed esce tosto un bellicoso manifesto del granduca: - "Toscani! l'ora del completo risorgimento d'Italia è giunta improvisa. Io vi promisi l'altra volta di secondare a tutta possa lo slancio de' vostri cuori in circostanze opportune; ed eccomi a tener parola. Ho dato gli ordini necessari perchè le truppe regolari marcino senza indugi alla frontiera. I volontari che desiderano seguire le regolari milizie, riceveranno un'organizzazione istantanea. Duolci che l'egregio Collegno, a cui una improvvisa infermità tolse di spinger più inanzi l'ordinamento dei volontari non possa oggi esser con loro. Affretto colle mie premure la conclusione d'una potente lega italiana, che ho sempre vagheggiata, e della quale pendono le trattative". Queste parole dell'arciduca austro-italico sono piene d'ambagi. L'inviato britannico scrisse da Firenze a lord Palmerston: "Qui l'aggregazione dell'intero Stato di Modena e Parma alla Toscana si allega come un diritto incontestabile". - Diritto? È ignoto ancora al mondo il titolo sul quale un tal diritto poteva fondarsi. Il granduca, che aveva già conquistato Lucca, doveva dunque stendere le sue conquiste sino al Po? Era forse un mezzo termine, per accaparrare, nel nuovo ordine di cose, alla progenie austriaca il godimento di Modena e di Parma? Era in accordo con Carlo Alberto? O era in conflitto con lui? E qual era l'improvisa infermità che tolse all'egregio Collegno di ordinare i volontari toscani, ma che non gli tolse di correre, poco stante, a Milano a ordinarvi l'esercito del governo provisorio?


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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