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      A Francesco Simonetta fu intimato in Arona di consegnare le armi che aveva seco sopra un battello a vapore; e si trovò modo che tornassero alle case loro certi contadini novaresi che volevano accorrere a Milano a difendere i loro padroni. Si avevano nella Lomellina solo "armi raccogliticce, grame, quasi inutili". I volontari genovesi ebbero "a scappare colle armi della civica, che il governatore aveva loro duramente negate". Il ministro Ricci ricusò un centinaio di fucili al valoroso Torres; un assembramento che chiedeva armi in Torino fu fatto disperdere dalla civica; solo pel Sonderbund si erano, senza scrupoli internazionali, donate a migliaia le buone armi. I magistrati tenevano a bada i popoli colla tarda amnistia, colla legge elettorale, con passeggiate militari da Mondovì a Nizza, con arrolamenti di battaglioni futuri, coi quali si legava la gioventù più fervida, e anco gli israeliti e i forestieri. E si predicava che i genovesi non dovevano lasciar "senza forze" la loro città; e che gli "ammogliati" dovevano restare alle case loro; e che le navi inglesi avrebbero bombardato Genova, s'ella osava dar soccorso ai ribelli di Milano. Infine si prometteva di fare, a giorni, un campo d'osservazione; il quale, se non dava alcun aiuto ai combattenti, avrebbe, al dir d'Abercromby, "il vantaggio di calmare il publico ardore".
      Senonchè l'efficacia del campo calmante di Cesare Balbo non poteva giungere oltre il confine. E turbava i sonni costituzionali del ministerio quella nuda alternativa che si era spedita, pochi giorni inanzi, da Milano, sopra mezzo pollice di carta: o passate, o republica.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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