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      E a questo motivo si riducevano le infinite variazioni che i promotori della guerra facevano risonare alli orecchi del re. "Se l'insurrezione vince, prima che la bandiera di Carlo Alberto sventoli sui bastioni di Milano, questa costituirassi in republica, collegherassi a Svizzera e Francia; e Milano non vorrà certamente sottomettersi a chi non accorreva pronto quando l'ora dell'agonia pareva sonata. Se la Francia anticipa i principi della penisola nel combattimento della nazionalità, la gratitudine farà republicani i milanesi, che il dolore e la speranza faceva costituzionali". Se adunque importava al re di conformarsi umilmente alli imperiosi consigli britannici, importava eziandio confortare i milanesi nella costituzionale speranza. Alla politica della mano destra era mestieri fare la consueta altalena colla politica della mano mancina. "Il conte Arese di Milano arrivò qui l'altra notte, (19), a dimandar soccorso al Piemonte per gli insurti lombardi; egli vide i ministri ieri matina, (20), e ripartì la sera per Milano, assai deluso del nessun esito della sua missione; mi si afferma positivamente ch'egli non vide sua maestà sarda". Così scriveva sir Ralph Abercromby a lord Palmerston. Altri crede che Arese avesse veramente colloquio col re nelle stanze del conte di Castagnetto; ma ciò non monta; poichè ad ogni modo, finchè le sorti di Milano rimasero dubie, i soccorsi non vennero; e Arese ebbe sì fiacche speranze, che non credè prezzo dell'opera recarle ai combattenti; e si rivolse altrove.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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