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      E si era contraposto al consiglio di guerra un comitato di difesa, composto d'altri elementi. Ma non ne nacque conflitto; anzi nel mattino del quinto giorno, si congiunsero in un unico comitato di guerra. Si convenne che ne fosse preside Pompeo Litta, l'unico dei membri del governo dal quale si potesse, senza ripugnanza, dipendere. Tanta è in Italia la potenza delle tradizioni municipali, che una congregazione nominata dall'imperatore e affatto estrania ad ogni suffragio di popolo, parve il più opportuno e fido presidio del popolo contro l'imperatore. E così avvenne in tutte le altre città. Non si disse, a cose nuove uomini nuovi; ma, a cose nuove uomini vecchi.
      Nel quinto giorno, Radetzky si accingeva alla ritirata: le truppe richiamate dai confini si addensavano intorno alla città, incalzate al di fuori dalle turbe campestri, affrontate al di dentro dai baldanzosi cittadini. Ogni moto del nemico era esplorato dall'alto dei campanili, e riferito al comitato di guerra con pronti avvisi, che si calavano dall'alto rapidamente, avvolti ad anelli scorrenti sopra filoferro; e si apportavano da garzoni che Cernuschi aveva ordinati a guisa di posta. In una di quelle carte scritte colla matita, leggiamo: "Ore 12: molte truppe da Porta Vercellina si portano al Castello: interi battaglioni". Era la brigata Maurer che giungeva dalla frontiera piemontese. Nel corso del giorno tutte le caserme furono accerchiate dal popolo e occupate; dappertutto si scoprivano armi e munizioni. I volontari dei dintorni (cioè della pianura milanese) congiunti con altri che venivano da Crema, da Soncino, dal Bresciano e dal Bergamasco "attaccarono la Porta Vigentina, portando seco scale; alcuni salirono fin sul parapetto; ma l'ardito tentativo di penetrare in città da quella parte non riescì". Il sommo sforzo de' cittadini s'era rivolto verso la Porta Tosa, ove il nemico alla volta sua rinovò forse cinque volte con truppe fresche il combattimento.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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