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      Ma si era dileguato inanzi allo spettro militare che torreggiava immoto e ginocchione sull'ossario di Superga.
      Dopo gli stipendiati della Presse, della Patria e del Risurgimento, vennero i Xenofonti, vindici dell'arte bellica e dell'onor del mestiere; e ve n'ebbe di tedeschi e d'italiani e d'altre razze; ma non si scorge fra loro altro divario. Il popolo cisalpino, a detta loro, non era degno di vincere, poich'egli era politicamente nullo; e se mostrò d'aver sangue nelle vene, ciò torna a lode de' suoi padroni, la cui clemenza non lo aveva perfettamente evirato: "toute insurrection triomphante est comme une espèce de témoignage en faveur de l'oppresseur" (Custoza, p. 16).
      Dunque se Radetzky fu vinto dal popolo, non dite viva il popolo, ma viva Radetzky! Anche sulla tomba di Marco Bòtzari non si dica viva la Grecia, ma viva la Turchia. E così si stampò che Radetzky era sempre stato uomo assai popolare: "ein sehr populärer Mann"; e che si minacciò d'ucciderlo a tradimento: "mit Meuchelmord"; ma egli, egli, aveva "vietato ai soldati di far foco". Fu il popolo che gli fece una "odieuse surprise", camminando in processione dalla casa municipale fino al bastione di Monforte; ma egli fece trarre il cannone d'allarme solamente due ore dopo che le carabine tirolesi, dalle aguglie del Duomo, colpivano nelle interne case fanciulli e femine, e la cantante tedesca Maria Moll. Anch'egli, come Oudinot il 30 aprile, non fu vinto da un popolo nostrale, ma da un esercito di stranieri, che il barone Torresani aveva lasciato impunemente accampare in Milano: "una turba di bersaglieri, parte dalla Valtellina, parte dalla Svizzera, parte dal Piemonte e dalla Francia, che a poco a poco si erano fatti venire in città, furono quasi i soli che col loro foco danneggiarono la guarnigione; il resto della gente tirava solo di nascosto dalli spiragli delle finestre". Broggi non potè cadere al ponte di Monforte, nè Borgazzi in aperta campagna, in faccia al bastione; ma dovevano esser tutti a casa loro, a far capolino dalle finestre.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
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