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      Fatto si è che, intorno all'idea vaga dell'unità, si propagavano e si attemperavano alli animi generosi le mezze idee dell'unione e della fusione, le quali involgevano i più triviali calcoli d'ingrandimento a favore dei principi, e di protezione armata a favore dei patrizi; erano come quei frutti che gli antichi dicevano nascere intorno al Mar Morto, rugiadosi e morbidi al di fuori, e dentro pieni di cenere. E per ineluttabile forza logica del falso principio, riuscivano a ultimi calamitosi effetti; quali erano il sospetto vicendevole dei principi, la loro diserzione alla guerra d'Italia, il ritorno loro all'alleanza austriaca e ad ogni altra ingerenza straniera; insomma, il fatale ricorso della istoria italiana, la quale è veramente un eterno litigio di preminenze e di confini.
      I padri nostri videro bene nella religione del Dio Termine la sicurtà e santità dei beni domestici e della società municipale; ma non seppero valersene alla sicurezza e santità d'altri beni più sublimi e d'altra pur necessaria e più vasta società. Che importerebbe mai la ineguale ampiezza delle giurisdizioni, in seno ad un'Italia tutta libera e tutta armata? Siffatte distribuzioni non sarebbero mai di maggiore inciampo che non siano in seno alla Chiesa i vescovati e gli arcivescovati. In cinquecento e più anni dacchè fu proferito il giuramento del Grütli, mai Svitto non pensò a dolersi che Untervaldo e Uri volessero essere, al pari di lui, padroni in casa loro. Mai la vasta Virginia e la Pensilvania non insidiarono per amore di maggior concordia gli Stati, venti o trenta o cinquanta volte men vasti, di Rhode Island e di Delaware.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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