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      Tale è l'effetto del principio federale e fraterno. A quella prima campagna il Piemonte apportò da 40 a 50 mila uomini, ossia l'uno per cento del suo popolo, ch'è quasi un quinto della nazione. Se la sacra potenza d'un Patto avesse mosso tutta Italia a rispondere al primo invito di Milano combattente e fare altretanto (e non era gran prodigio, era la decima parte di quanto potè fare la republichetta di Vaud), avremmo avuto in breve termine di tempo 250 mila uomini, e fra essi un qualsiasi numero di veterani stranieri, che d'ogni parte si offrivano. Inoltre in guerra non è tanta la difficoltà di far gente e armarla e addestrarla, quanto di traslocarla e provederla. Perlochè i popoli che sono più vicini al campo di battaglia possono facilmente opporre al nemico masse maggiori. Così potè Como, colle forze d'una parte sola della provincia e di pochi Ticinesi, conquidere un presidio di duemila soldati. E Brescia, nel 1797, aveva potuto dare cinquemila fanti, seicento cavalieri e i cannonieri d'una batteria che Bonaparte le aveva donata; il che faceva allora circa il due per cento di quella provincia. E non solo la vicinanza e la commodità, ma il più vicino e più fiero pericolo doveva chiamar più gente all'armi nella ribelle Brescia e nella ribelle Milano che non nel Piemonte; il quale era chiamato a combattere per comando di principe e per onor commune e dover di nazione, e per assicurare dall'oppositore straniero la riforma delle sue istituzioni e il suo progresso; ma non aveva a temere confische e supplicii e altre barbare vendette.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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