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      Or bene, se per federale accordo si fosse mossa tutta Italia a fare quanto il Piemonte, se il Lombardo-Veneto e i Ducati avessero fatto pių ancora, la parte di forze che il Piemonte avrebbe mostrata in campo sarebbe stata appena un quinto, un sesto del tutto. Ma la sua preminenza militare sarebbe allora svanita; allora la spada d'Italia non sarebbe stata una sola; allora ad un solo principe non si sarebbero potute aggiudicare le spoglie dello straniero e quelle dei congiunti di Parma e di Sicilia. Dal principio dell'egemonia veniva per logica conseguenza che al Piemonte dovesse tornar molesta ogni maggioranza di soldati e di generali che non fosse de' suoi, epperō ch'esso dovesse escluder dal campo tre quarti delle forze nazionali. Tale č la differenza pratica tra il principio della federazione e quello dell'egemonia, tra quello dell'eguaglianza e quello della preminenza, tra quello dell'emulazione e quello della gelosia! Ognuno vede che questa fallace politica veniva fomentata nel governo piemontese dal proposito suo inopportuno d'acquistar a primo tratto nuove provincie; e che questo proposito non avrebbe potuto giustificarsi nč tampoco prodursi alla luce dell'opinion publica, se l'Unione non fosse parsa a molti, non usurpazione, nč insidia, nč pomo della discordia, come sembrō ai parmigiani, ma un pratico avviamento all'unitā; insomma, se l'idea dell'Unitā non avesse di lunga mano preoccupate le menti. A questa dunque si deve riferire e imputare tutta quella tenace catena d'errore, di disordine e di meravigliosa impotenza.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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