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      No, qualunque sia la comunanza dei pensieri e dei sentimenti che una lingua propaga tra le famiglie e le communi, un parlamento adunato in Londra non farà mai contenta l'America; un parlamento adunato in Parigi non farà mai contenta Ginevra; le leggi, discusse in Napoli non risusciteranno mai la giacente Sicilia, nè una maggioranza piemontese si crederà in debito mai di pensar notte e giorno a trasformar la Sardegna, o potrà rendere tolerabili tutti i suoi provedimenti in Venezia o in Milano. Ogni popolo può avere molti interessi da trattare in commune con altri popoli; ma vi sono interessi che può trattare egli solo, perchè egli solo gli sente, perchè egli solo gli intende. E v'è inoltre in ogni popolo anche la coscienza del suo essere, anche la superbia del suo nome, anche la gelosia dell'avita sua terra. Di là il diritto federale, ossia il diritto dei popoli; il quale debbe avere il suo luogo, accanto al diritto della nazione, accanto al diritto dell'umanità.
      Uomini frivoli, dimentichi della piccolezza degli interessi che gli fanno parlare, credono valga per tutta confutazione del principio federale andar ripetendo che è il sistema delle vecchie republichette. Risponderemo ridendo, e additando loro al di là d'un Oceano l'immensa America, e al di là d'altro Oceano il vessillo stellato sventolante nei porti del Giappone.
      Ma non giova più dilungarci. A esporre quanti ragionamenti ci suggerì la lettura di queste centinaia di frammenti si vorrebbe altra egual mole di volume. Epperò abbiam giudicato miglior consiglio che questo Avviso al Lettore tenga luogo anche delle Considerazioni che abbiamo aggiunte ai nostri due primi volumi.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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