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      - È questo il nume al cui simulacro, più spesso effigiato colle insegne del male, cioè con molte braccia armate di varii strumenti di dolore e sterminio, si atterra anche oggi la moltitudine dei popoli indiani. - Nel terzo aspetto della divinità si volle indicare la benefica sapienza, che inaspettata appare fra le ruine e le stragi a redimere le genti dal profondo della sventura e della depravazione. La chiamarono Visnù, e favoleggiarono come nove volte scendesse moltiforme su la Terra a salvare con pietoso inganno i suoi devoti; e ne aspettano e invocano la decima apparizione ("avatar"); e nel settemplice recinto di Seringam dipinsero Brama stesso ginocchioni a suoi piedi; che è quanto dire l'universo invocante un salvatore. - Né i bramini personificarono solamente questi tre attributi di Dio, - l'essenza, la potenza, la bontà; ma per egual modo astrassero e personificarono tutte le altre qualità e modificazioni; e poi le dupilcarono sotto forma virile e feminea; e derivandone altri attributi, li chiamarono figli dei primi e li rappresentarono parimenti in doppio aspetto di maschi e di femine; e ne progenerarono una tale caterva di numi, effigiati in tanto strani e mostruosi sembianti, raccapezzati come sogni d'infermo da tutto il regno animale, che l'indagatore più sagace e deliberato vi smarrisce ogni filo di discorso. Che se da principio egli dilettavasi di leggervi quasi una filosofia figurata e travestita, si trova in fine sommerso in un basso feticismo, che si fa un Dio d'ogni sasso, d'ogni rivo, d'ogni bestia del campo e della selva; onde non può non meravigliare della sinistra [790] e scaltra sapienza, che poté con continua catena collegare le illusioni dei fanciulli e dei selvaggi alla scolastica astrazione dell'ente, e lasciando quelle a trastullo delle tradite moltitudini, riservarsi in questa la chiave d'una superba interpretazione.


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Dell'India antica e moderna
di Carlo Cattaneo
pagine 63

   





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