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      L'artificiosa unità per tal modo sovraposta a più religioni, distrusse l'antica fortuna di quelle famiglie regnanti, che avevano congiunto all'uso delle armi i sacerdozii delle credenze primitve. Il sotterraneo lavoro che attraeva a sé le moltitudini, alienandole sordamente dal principato, scoppiò alfine in una vasta ruina, nell'eccidio dei figli del sole, che, come si legge nei Purana, furono in pena dell'indocilità loro conquisi e sterminati da Brama. Questa guerra delle corporazioni contro il principato sembra cominciasse prima dei tempi d'Alessandro, come si raccoglie da un passo di Diodoro: "quantunque per lungo corso di tempo la maggior parte delle città abbracciasse lo stato repubblicano, vi fiorirono sino ad Alessandro alcuni regni" (II, 11). Ma poco di poi, al tempo cioè di Seleuco Nicatore, il bramino Chanacya abbatté il più potente delli antichi principi, Nanda re dei Prasii, ossia del Bengala, valendosi a ciò del venturiero Ciandragupta della tribù dei Maurya, capitano di stranieri assoldati, fra i quali erano alcuni Greci; poiché, dopo la fortuna d'Alessandro, erano essi divenuti maestri di guerra alle genti asiatiche, come i Ventura e gli Avitabile lo divennero ai nostri giorni presso le medesime nazioni. La vittoria di Ciandragupta, o, come lo pronunciarono i Greci, di Sandracoto, segna, sotto il nome del Maha Bali o gran re, un'era principale della dottrina braminica.
      Nell'India primitiva, come in Egitto e in Persia, erano alcune famiglie che attendevano esclusivamente alle armi, al commercio, all'agricultura; e forse i militi e i mercatanti erano di straniera origine e d'altre religioni.


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Dell'India antica e moderna
di Carlo Cattaneo
pagine 63

   





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