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      Il delitto fa discendere lo spirito a natali infelici e contaminati, e l'espiazione lo solleva mano mano a più eletti destini. L'anima del malvagio può rinascere in un uomo infame e senza casta, in un rettile, in una fiera; l'anima del povero virtuoso rivive in un guerriero, in un sacerdote, in un genio abitatore d'un fiume o d'una stella, e sempre più s'inalza, e finalmente si congiunge [793] e s'immedesima col puro principio dell'ente. Quindi alla mente dell'Indo tutte le cose del creato sono piene di spiriti peregrinanti, trascinati da eterno vortice di dimora in dimora, ma condannati a non varcare nel corso d'ogni vita il limite fatale della specie e della casta. Un europeo, dice il sig. de Penhoën, dimandò ad un bramino ove fosse il suo Dio; il bramino gli additò un fiore; l'europeo non fu pago, e glielo dimandò un'altra volta. Allora il vecchio additò un altro fiore, poi un arbusto, poi un altro, poi levando ambe le braccia, le aperse, additando maestosamente tutto il circuito della terra e del cielo.
      Laonde il pio panteista, che non osa toccare il suo simile d'altra casta per non infrangere il decreto sotto cui si aperse la sua vita, guarda riverente tutta la natura come un sacro campo d'espiazione; ucciderebbe piuttosto sé medesimo che una scimia; perché questa è una delle forme sotto cui si è celato il benefico Visnù; non osa cibarsi della carne del bove che ara i campi; ha nausea e disprezzo del carnivoro europeo; beverebbe piuttosto il proprio sangue che una goccia di brodo, e si appaga di bollire un pugno di riso in aqua salata; e trema d'ogni insetto che gli scricchioli sotto il piede.


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Dell'India antica e moderna
di Carlo Cattaneo
pagine 63

   





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