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      E siccome considera sé medesimo come un'emanazione di Brama, così tutti li atti della sua vita sono esercizi d'un'esistenza divina, ch'egli compie con rigido ed ansioso raccoglimento, quasi funzioni d'un sacro rito. "La divozione" dice l'antica legge di Manù, "comprende tutti i doveri della vita; è la scienza nel sacerdote; è la vigilanza nel milite; è il commercio nel mercatante; è l'agricultura nel colono". E così ogni più profana operazione soggiace all'ingerenza del rituale braminico in modo così minuto e inesorabile, che la libertà morale, la volontà, la ragione rimangono assorbite e cancellate sotto l'assidua dettatura d'un principio che nulla tollera di spontaneo, di libero, d'indefinito. E sempre sta sospesa sul capo di ciascuno la minaccia che un rito negletto non tragga seco la ripulsa della casta e un'irrevocabile maledizione.
      [794] Ogni persona d'onore porta i segnali della sua stirpe, e prima di deporli soffrirebbe mille morti; e già solo alle fattezze, al colore, ai modi, le alte caste sacerdotali e armigere, discese in remota origine dalli altipiani dell'occidente, si discernono dalle fosche genti indigene, ancora semiselvagge nei monti, o deboli e snervate nelle maremme del Bengala. Non è lecito gustar cibo preparato da persona d'altra casta, né seder seco a mensa, né contrar seco parentado; e la pena inevitabile è d'essere immantinenti ripulso da ogni consorzio di famiglia, aborrito e fugito come un essere immondo. Ogni soldato porta in campo di che apprestarsi in disparte il suo cibo; e se può, lo prende non visto nel nascondiglio della sua tenda, o addossato a una parete, a una siepe.


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Dell'India antica e moderna
di Carlo Cattaneo
pagine 63

   





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