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      Wellesley fece espugnare Seringapatam; il sultano lasciò la vita su la breccia della sua città; Wellesley sgominò la federazione dei Maratti (1803), che spargeva le rapaci sue cavallerie per tutta la penisola, e che nella decadenza dei Maomettani pareva promettere all'India un nuovo regno dei prischi suoi figli. Sotto Wellesley prevalse il principio primamente additato da Dupleix di collocar milizie europee al soldo dei principi indigeni, i quali divisi da odii funesti, accerchiati di ribellioni, speravano abbagliare i popoli col fulgore di quelle armi straniere, e prodigavano ai loro conduttieri in via di stipendio i tributi e i governi delle provincie, paghi d'assicurarsi una vita impune, fra le atrocità dei patiboli e le lascivie dei serragli. I popoli, oppressi in nome della legge, depredati dalle orde predabonde dei Maratti, dei Pindarri, dei Gurchi, dei Seichi, dei Birmani, delli Afgani, invocavano una mano forte che difendesse dalle fiamme le paglie dei loro tugurii, e concedesse loro di languire in famelica pace. Sotto lord Minto i bellicosi Rageputi, la più nobile delle stirpi indiane, erano a tale estremo di disperazione, che protestavano "esservi sempre stato nell'India un potere supremo, al quale si sottomettevano volontariamente i minori Stati per avere un patrocinio; e la Gran-Bretagna, come quella ch'erasi posta in luogo e stato dell'antica potenza tutelare, esser tenuta a proteggere il debole e il pacifico". - "Li Inglesi sbarcando in India" dice il barone di Penhoën "vedevano un solo interesse, il [816] commercio; un sol fine, la p


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Dell'India antica e moderna
di Carlo Cattaneo
pagine 63

   





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