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      Ma non hanno socievolezza; non vanno insieme a diporto come i soldati europei; nessuna amicizia tra quelli pure della medesima casta; nessun sollazzo che abbrevii tra compagni la noia del giorno. Ogni uomo sta nel suo tugurio; mangia e fuma solitario; esce soltanto la mattina e la sera per fare le sue devozioni. Passate le ore d'esercizio, cioè le sette della matina, nessuno s'avvedrebbe d'essere in un campo di soldati; ognuno sveste l'uniforme, e va, come l'altra plebe, nudo le gambe e il busto, colla callotta indiana in capo. - Se l'unione è la forza, e l'arte della potenza è l'arte della concordia, ben si potrebbe ad insegna della nazione indiana e della sua debolezza additare l'appartato tugurio e il piattello di terra; e ad insegna dell'unità e potenza britannica, il fraterno e vasto padiglione, e l'elefante che porta sul dorso la ponderosa e lucida mensa.
      [819] L'esercito indo-britannico nel 1830 contava solo 224 mila uomini, numero che in Europa appena parrebbe proporzionato ad un regno dieci volte minore (21), non ad un imperio di 158 millioni, come l'indostanico, pari in popolazione all'Inghilterra, alla Francia, all'Austria, alla Russia insieme unite. Fra questi soldati, li Europei non erano più di trentamila; e nel 1842 la disastrosa guerra delli Afgani ve ne chiamò altri diecisettemila!
      La spesa tocca 240 millioni, ch'è poco men della metà del reddito territoriale. Ciò avviene perché le paghe sono assai maggiori che in Europa, e in tal misura, che dopo pochi anni di milizia sotto quel cielo insalubre, ognuno possa mettere in serbo quanto basti a rendere tranquillo e agiato il resto della vita (22).


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Dell'India antica e moderna
di Carlo Cattaneo
pagine 63

   





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