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      E mi era molesto, e mi pareva indegno.
      Mi fu detto di scrivere una relazione delli ultimi fatti. Pensando che sarebbe riescita troppo lunga a leggersi in manoscritto, e sarebbe tosto sommersa nell'archivio, la feci a stampa. La scrissi in settembre; la publicai in ottobre; ma era lontano dalli amici e dai testimonii; non aveva i documenti coi quali render precise molte asserzioni, che la malafede delli avversarii avrebbe impugnate. Dei fatti della guerra non poteva dire quasi nulla; poichè le notizie giornaliere date dal governo provisorio e dallo stato-maggiore sì dell'uno che dell'altro esercito, erano affatto mendaci e insulse; sicchè dal paragone non si poteva ritrarre costrutto; erano d'ambo li opposti lati continue vittorie. Reduce in Italia, ebbi diversi documenti a stampa e a penna, tutti li atti del governo provisorio, varie confessioni fatte dai generali del re in parlamento, scritti di lunga lena publicati da altri militari Ho potuto compiere parecchie lacune intorno alla finanza, alla polizia, alla guerra, e sopratutto alla consegna della città di Milano. Nel rifare il mio libro in italiano, molto aggiunsi, nulla tolsi. E mi resi assai lunga e ingrata la fatica, perchè mi proposi d'inserire per quanto poteva il testo letterale delle testimonianze, facendo quasi un musaico, poco ameno certamente a scriversi e a leggersi. Ma pensai che non fosse tempo ancora di scrivere l'istoria, ma sì di predisporre quasi un processo. Poichè molti fatti giacciono ancora in profonda oscurità.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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