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      Il 1 settembre, passando io per caso avanti ad una caserma, aveva visto che le guardie di polizia facevano arrotare le sciabole; e ripassando tre ore dopo, aveva visto continuarsi quel sinistro preparativo. Essendomi avvenuto in uno delli impiegati della municipalità, il sig. Galliani, lo aveva pregato di volerla ragguagliare del fatto; e ne feci anco parola a parecchi amici. Ma contro l'aspettativa mia, invece di prendere qualche provedimento a premunire i cittadini da quelle scelerate insidie, i municipali misero tutto l'animo a fomentare l'effervescenza dell'inerme e animoso popolo. Avevano parato a festa le vie colle insegne gloriose della lega di Pontida; avevano posto a fregio delli archi trionfali le vittorie di Milano contro Federico imperatore, e la fondazione d'Alessandria. Quattro volte una moltitudine innumerevole, venuta da ogni parte della vastissima diocesi, venne congregata; alla sera del sabbato, per accogliere l'arcivescovo fuori le porte; al mattino della domenica, per fargli accompagnamento al Duomo; alla sera, per mirare avanti al suo palazzo una vaga illuminazione a gas, spettacolo nuovo ai cittadini; e la sera del mercoledì, per mirarla nuovamente; il che poi finì col sangue. Dal lato suo la polizia incalzava i suoi disegni; poichè invece di metter fine a quelle inusate festività, come avrebbe fatto in altro tempo: invece d'imporre rispetto al popolo, dispiegandogli inanzi le numerose soldatesche del presidio : gliene tolse perfino la vista, racchiudendole tutte nelle caserme; nascose quasi la propria presenza.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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