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      A sera, alcuni giovani, infiammati dal combattimento e inaspriti dalla penuria delle munizioni e delle armi mentre il Casati faceva complimenti alla polizia e il comitato direttore non dava più segni di vita, dimandavano altri capi. I più sdegnosi volevano si proclamasse immantinente la republica, e si mandasse a raccogliere armi e officiali in Isvizzera e in Francia; altri dicevano che certi personaggi, odiando ben più la republica che l'Austria loro antica protettrice, si sarebbero piuttosto rifuggiti in Castello con Radetzki; e che l'opposizione loro avrebbe disanimato il popolo, il quale fidando nelle loro dimostrazioni si era avvezzo a seguitarli. - D'altra parte, come mai, sotto quella forma di governo, ottenere aiuto dalli altri Stati d'Italia, tutti ancora principeschi, e solo da qualche settimana raffazzonati a costituzione? - Non sapevamo ancora, che in quei medesimi giorni il nome di republica risurgeva in Venezia.
      Allora si propose un governo provisorio. Intorno a ciò, io dissi che, se in siffatto governo dovevano aver parte quei medesimi cortigiani, sarebbero stati di grave impaccio durante il combattimento; e se non vi avevano parte, l'avrebbero tosto discreditato e atterrato, valendosi della momentanea allucinazione del popolo e dei soldati del re di Sardegna. Non trattavasi d'altro per il momento che di combattere; bastava adunque fare un Consiglio di Guerra, di pochi e deliberati, e solo per dare unità alla difesa, e cacciare il nemico. Il quale incarico, come quello che offriva solo pericoli, non sarebbe ambito granchè da quei ciambellani.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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