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      Si raccoglievano cavalli per cominciare un reggimento; Carnevali metteva scola d'artiglieria; il toscano Montemerli di fanteria. Si riscattavano le armi disperse; si facevano rimovere li ostacoli posti dall'Austria al commercio delle armi; negozianti svizzeri, tedeschi e altri, sin da quando la città era assediata, avevano già incarico da noi di recarsi nei loro paesi a raccogliere quanto d'armi e d'altre cose da guerra si potesse. La fabricazione delle polveri ebbe vasto incremento.
     
      I promotori delle dimostrazioni avevano accattato l'aura popolare, ma non avevano fatto ordinamento alcuno dei popoli; ci fu necessità adoperarvi tosto qualunque volonteroso giovine ci venisse fra quella agitazione alla mano. Li deputavamo a munire i paesi in pericolo, a levar uomini, a dar loro quelle armi, quei capi e quell'indirizzo che si poteva; e a trasmettere eziandío simile incarico ad altri nei territori circostanti, ove per noi medesimi non si conosceva persona da ciò. Tutte queste cose si facevano con precipitosa sollecitudine, e piuttosto per mettere in capo agli altri di fare, che per fiducia che avessimo di compiere noi quanto necessitava. Il mio protocollo, del solo giorno 23 di marzo, conta 172 numeri; e ancora molte ordinanze non si trovano registrate. L'esecuzione era pronta, e talora chiamava nel giorno medesimo altre ordinanze.
     
      Al Comitato di guerra.
     
      23 marzo
     
      Secondo li ordini ricevuti, raccolsi la piccola truppa e m'avviai sulla strada postale di Lecco, lanciando piccoli distaccamenti verso il Bergamasco per osservare il nemico e molestarlo alle spalle.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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