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      Nel nuovo diritto delle genti, tutti possiamo essere amici; perchè tutti eguali e contenti nelli inviolabili confini della patria.
      La più cara cosa, dopo la vittoria che ci rese la libertà, ci fia sempre la vostra amicizia. Dio vi salvi. Eljen a' Magyar!
     
      Tradutto in lingua ungarica, e spedito per sicura via, quello scritto ebbe sollecito riscontro dal comitato di Pesth : - "Abusare lo straniero delle dovizie e del sangue delli Ungari; all'annuncio del moto italico aver essi eccitato i ministri a richiamare i loro reggimenti; alla lettura del nostro indirizzo aver esclamato non potersi più tolerare l'iniqua guerra; aver proclamato a nome del popolo ungarico non esser figlio di quella libera terra chi combattesse contro la libertà; essere loro fervoroso voto che Italia e Polonia fossero libere, per la felicità loro e di tutta l'Europa".-
      Il governo provisorio, parecchi giorni dopochè il nostro scritto era publico, lo adottò; e vi appose allora la sua firma; ma già non aveva voluto assentire che si liberassero i militari, bensì due capellani solamente; e in seguito lasciò cadere ogni pratica. Obediva in tutto ai generali piemontesi, i quali mirabilmente ignari di tutte quelle cose, non si potevano capacitare dell'importanza che avrebbe avuto l'avventare immantinente le nostre armi sulla frontiera illirica; lo scuotere li Ungari ancora isolati e dubiosi; il chiudere in mezzo i Croati, e trascinarli seconoi colla forza, coll'oro, e colla irresistibile parola della libertà.
      E così tutto si rimase in alcune cortesie che li Ungari fecero sul campo di battaglia ai nostri, e principalmente ai Toscani.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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