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      La corte di Torino doveva supplire all'officio che la vacillante Austria non poteva sostenere omai più, di proteggere e appuntellare le opinioni stantìe. Lo Stato lombardo-veneto, giovandosi della debolezza estrema alla quale la sapienza falsa del Metternich aveva condotto l'Austria, doveva scuotere l'odiato giogo. Arbitro delle sue sorti, ben poteva ritenersi contento all'acquisto dell'indipendenza. Ma poteva altresì mettersi con impeto sulla via della libertà.
      Ora, tutte le istituzioni in Italia hanno da tremila anni una radice di republica; le corone non vi ebbero mai gloria. Roma, l'Etruria, la Magna Grecia, la Lega di Pontida, Venezia, Genova, Amalfi, Pisa, Fiorenza, ebbero dal principio republicano gloria e potenza. Mentre in Francia il vocabolo di republica suona tuttavia straniero, nella istoria d'Italia risplende ad ogni pagina; s'intreccia alle memorie del patriziato e della chiesa; sta nelle tradizioni delle genti più appartate. Gridar la republica nelle valli di Bergamo o del Cadore è così naturale come gridare in Vandea viva il re! L'avversione d'una parte dei nostri patrizii per la republica essa è di recente origine; provenne loro dagli stranieri; e per effetto d'avvenimenti che non appartengono alla patria nostra. La republica era dunque all'usurpatore di Genova più pericolosa vicinanza che non fosse il cognato suo l'arciduca. Pare anzi certo che in un manifesto a tutte le corti d'Europa il re attestasse, che invadendo il lombardo-veneto, egli intendeva solo impedire che vi surgesse una republica; la quale poi di terra in terra, e per mera virtù d'imitazione, avrebbe abbracciato tutta la penisola.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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