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      Nè ciò era perchè le delegazioni avessero origine austriaca, poichè le congregazioni erano pure nominate dalli Austriaci, e fra li uomini più ossequiosi.
      Conculcava nello stesso nello stesso tempo il principio sacrosanto dell'indipendenza e inamovibilità dei giudici, sciogliendo d'un tratto tutti i tribunali, per poi rifarli a beneplacito del presidente Guicciardi, e d'altri antichi capi e disertori della fazione austriaca.
      Le congregazioni e i presidenti ebbero facoltà di scacciare, senza forma alcuna di giudicio e nemmeno d'accusa, tutti li impiegati che loro paressero non confermabili. Era quello un render laude all'Austria, la quale, per far contenti al miserissimo stipendio i suoi impiegati, voleva, se non altro, che fossero difficilissime e di rarissimo esempio le destituzioni.
     
      Declamava il governo contro la polizia austriaca; ma non adoperava la publicità per dibarbicare le sue radici e rivoltarle al sole. Anzi per cupidigia di raccorre quella fetida eredità, fin già dal 27 marzo, sporgeva alle vecchie spie il mantello del secreto; faceva fede ai cittadini che "le liste delle spie non esistevano, e non potevano esistere". E i servili così salvavano intatte e secrete al nemico quelle armi, dopo essersi pur troppo imbrattati a maneggiarle.
      Fingeva il governo provisorio, quando millantava abolita la polizia; poichè in effetto conservò la polizia vecchia nel suo nido di S. Margarita, sotto nome di Publica Vigilanza; e ne fece una nuova nel suo palazzo del Marino, sotto nome di Publica Sicurezza.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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