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      La guerra sua, non solo non era europea, ma non era italiana.
      È a notarsi inoltre che il suo governo non aveva potuto in poche settimane tramutarsi d'assoluto a costituzionale. Le cose e le persone rimanevano quali le aveva fatte un'oppressione gesuitica di trentaquattro anni. La guardia nazionale non era armata, nè compiutamente e sinceramente stabilita; perlochè il re, nemmeno volendo, avrebbe potuto consegnare ai cittadini genovesi la custodia delle loro fortezze, i cui cannoni erano rivolti ancora contro la città. Gli fu dunque necessario lasciare indietro considerevol parte dell'esercito. Laonde non potè condur seco alla guerra nemmeno tutte le forze regolari del Piemonte. Di guerra italica, che doveva essere, non riescì tampoco guerra piemontese. E qui si vede uno dei modi pei quali la libertà cresce le forze dei popoli, e il governo assoluto le scema.
      Le riserve, che gettate fin dapprincipio sul nemico cedente, lo avrebbero soprafatto; e che mandate ai passi del Tirolo e del Friuli, gli avrebbero intercetto o almen tardato ogni soccorso, mandate tardi, supplirono appena alle lacune fatte dalle ferite e dalle infermità. E così aspettando l'arrivo delle riserve, il re rimase in brutta e dannosa inerzia a mirare la ruina di Vicenza(18).
     
      Carlo Alberto, non potendo, per diffidenza o disistima che aveva de' suoi generali, commetter loro l'esercito, e prendendo perciò egli stesso il comando, rese inoperoso il fiore anco dei soldati che aveva seco; poichè dovevano anzi tutto custodire la sua persona.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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