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      E nel medesimo tempo alli uomini d'altra fatta, alli uomini valenti e generosi, non voleva lasciar adito a farsi nome e raccogliere pericolosa popolarità. E così mentre la sua politica esterna incatenava il suo esercito sulle rive del Mincio, la sua politica interna gli toglieva anche in quell'angusto campo la mobilità e risolutezza che ne poteva aumentare le forze.
      Il re, per timori di polizia, non aveva mai voluto mandare i giovani a far pratica nelle guerre altrui, per esempio, nell'assidua scola dell'Algeria, ch'era pure così vicina alla sua Sardegna. Tuttavia, poichè i generali provetti non avevano più esperienza dei giovani, avrebbe fatto meglio a preferire nel comando questi, ch'erano almeno in età d'imparare, o ben piuttosto, nell'età delli audaci pensieri e delle splendide inspirazioni. Nè suoi generali, alle dubiezze dell'età matura si aggiungevano le dubiezze dell'imperizia; poichè, come dice Vico, chi non sa, sempre dubita. Laonde non si potevano sperare quelli ardimenti strategici che sconcertano il nemico, costringendolo a mutar subitamente l'ordine di marcia e di posizione e d'approvigionamento. E pertanto il decrepito nemico potè operare imperturbabilmente sui disegni che aveva visto eseguire in quelli stessi luoghi cinquant'anni addietro, e che i suoi officiali, da più di trent'anni, andavano studiando sul terreno, e preparando colle fortificazioni e le aque e le strade.
      Un'intera generazione militare si era consunta in Piemonte nell'oziosa vita di presidio, e diremo pure, nell'ignoranza, nell'ipocrisia, nel gioco.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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