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      E i popoli che vivono intorno alle grandi fortezze, avendo per necessità e per tradizione certo intendimento delle cose militari, dovevano presentire in quelle esitanze, in quei riposi prima della battaglia, in quella toleranza delle ladronerie nemiche, l'esito della guerra.
      La "ricognizione" fece rientrare il nemico nel Forte Belfiore, d'onde fece vivo foco; tentò qualche uscita; ma venne raffrenato dai bersaglieri. Sopravenne quindi il re; passò a rassegna la brigata; considerò attentamente la fortezza. Poi comandò di tornare alli alloggiamenti.
      Le nostre truppe, e particolarmente la cavalleria, prosegue il generale, avevano durante questo riposo, eseguito frequenti ricognizioni verso Roverbella e Villafranca. Alcuni vantaggiosi scontri provavano, non essere mente del nemico il contrastare la riva sinistra del Mincio; talchè il primo corpo non ebbe ostacolo da superare nel giorno 26 aprile, durante la sua marcia a Roverbella. Ebbi ordine di recarmi il 28 ad occupare le posizioni di Custosa, Somma Campagna e Sona, passando per Villafranca. In questa città fummo ricevuti come veri liberatori. Il secondo corpo passò parimenti il Mincio; cinse Peschiera sulle due sponde del fiume; e prese nel tempo stesso posizione a Castelnovo, Santa Giustina e nel dintorno. La divisione di riserva occupò Oliosi, e la cavalleria S. Giorgio in Salice. Così trovavasi condutto a pieno termine il blocco di Peschiera.
      Tuttavia un corpo austriaco occupava ancora sulla diritta dell'Adige l'imboccatura delle valli del Tirolo.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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