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      Ciò determinò a farlo attaccare; questo fu il combattimento di Pastrengo. Intanto che si combatteva, la linea da Sona a Somma Campagna fu attaccata da alcuni corpi nemici venuti da Verona; ma furono assai facilmente respinti"(61).
      Quei favorevoli scontri, avvenuti nei tre ultimi dì d'aprile, a Pacengo e Colà presso il lago di Garda, sui colli di Sandrà, Piovezzano e Somma Campagna, e finalmente a Pastrengo presso all'Adige, chiusero affatto al nemico l'intervallo tra il lago e il fiume, ch'è di sei miglia incirca; ma quei preludii di vittoria non furono coltivati(62). Giungevano intanto anche cinque mila Toscani, e qualche migliaio di Napolitani; e venivano messi a far siepe presso al lago di Mantova. E prendevano parte alle pugne anche 1500 soldati parmigiani, giunti allora con 4 cannoni e 40 cavalli.
     
      Il re, che aveva più intendimento a reprimere i popoli che non a sollevarli, sperava intanto che in Verona pure li abitanti dovessero insurgere al suo primo apparire. Deliberò dunque di fare, come a Mantova, uno di quei movimenti che si chiamano ricognizioni, quando però precedono le grandi battaglie e le preparano. Ma per poca esperienza dell'arte militare, e per non essersi in quel lungo riposo fatta alcuna prova di grandi combinazioni campali, i reggimenti ebbero li ordini solo alle sette ore del mattino stesso del 6 maggio, in cui dovevano combattere. "Di qui, dice il generale, spiegasi il ritardo dei corpi e la nessuna simultaneità dell'attacco. La sola brigata Aosta, seguita a gran distanza dalla divisione di riserva, si trovò al suo posto a S. Lucia.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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