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      Onde, dopo la metà di maggio, quando videro giunta finalmente l'artiglieria d'assedio, cominciarono a fare di mal animo il servigio, parlando sempre d'andare a difender le case loro dalli Ungari; e si dice ancora che nottetempo gettassero nel Mincio le farine che rimanevano. I cannonieri erano sempre stati pochissimi, come si è detto; e alcuni erano stati uccisi dalle carabine dei volontarii e dalle bombe piemontesi; non rimanevano più di 60, avendo in cura 127 cannoni. Laonde benchè le batterie dei regii in quel suolo palustre fossero riescite male, non reggendo alle pioggie dirotte e alla scossa delle artiglierie, epperò il recinto dei bastioni fosse perfettamente intatto, il vecchio generale Rath mandò a rendere la fortezza il maggiore Ettingshausen. Questi non trovò i pertinaci avversarii che aveva trovati in Milano, e potè patteggiare coi regii che i Croati fossero accompagnati salvi, colle spoglie del popolo, fino in Ancona; ove si restituirono loro anche le armi. L'onore voleva che quei ladroni non si dovessero accettare se non a discrezione; e si facessero restituire colle mani loro la roba a luogo a luogo ove l'avevano rapita. Ma in verità non v'era tempo a perdere. Se Peschiera avesse durato solamente un giorno di più, l'esercito regio sarebbe caduto due mesi prima. Peschiera fu la sola ed unica conquista di Carlo Alberto; e non è a dire qual prò ne facessero i suoi settarii, in quei giorni tanto infesti alla nostra libertà.
      Li Austriaci, per fomentare nel re una falsa sicurezza, si facevano dipingere nei giornali tedeschi e inglesi come già rassegnati alla perdita della Lombardia.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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