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      Al mezzodì del 29, quando i Toscani erano assaliti, egli era a Goito, sei o sette miglia lontano dal campo di battaglia. "Partecipai al generale De Laugier il mio arrivo a Goito con cavallerìa; gli annunciai prossimo il soccorso di fanteria : e dopo avere convenientemente appostati i bersaglieri, e il reggimento Nizza cavalleria colla batteria leggera, ritornai a Volta all'incontro delle truppe. Erano le tre pomeridiane, quando giunsi a Volta, dove trovai Sua Maestà. E da quella magnifica posizione noi rivolgemmo i nostri cannocchiali nella direzione di Mantova; dove si scopriva una casa in fiamme, ed il foco dell'artiglieria che pareva avvicinarsi a noi. Un officiale toscano arrivò nello stesso tempo; e prevenne il re che tutto l'esercito austriaco aveva attaccato le ridutte di Curtatone e Montanara; e che il suo generale, non potendo sperare di difenderle, andava a ripiegarsi sopra Goito. Sua Maestà giudicò prudente di non abbandonare la posizione di Volta, cui fece custodire dai nove battaglioni che avevamo con noi. E ritornò quindi al suo quartier generale, ch'era stato trasportato a Valleggio"(70).
      Nella politica del re li alleati erano un intoppo; ed era quindi espediente avvisarli dell'arrivo, prometter loro il prossimo soccorso, e lasciarli al macello.
      Quei ragazzi intanto, come il vecchione nemico li chiamava, perchè molti erano studenti coi loro professori, gli fecero spendere su quei ridutti una lunga giornata, sempre aspettando il prossimo soccorso dell'infido amico.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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