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      Allo spuntare del 23, non aspettati dai regii i quali non avevano servizio di cavalleggeri nè d'avamposti, arrivavano appiè dei colli, da Sona fino a Somma Campagna; e li trovavano difesi da soli sei mila uomini. A Somma Campagna, un reggimento di Pinarolo e uno di Toscani rimasero oppressi dal torrente nemico, che continuando l'impeto occupò tutta la catena delle colline. A Sona, ove la strada era chiusa con riparo bastionato, Savoia e Parma poterono tener fermo alcune ore. E intanto Sonnaz sollecitava la sua ritirata, quantunque per via gli cadessero molti uomini, vinti dalla fatica, dal digiuno, dalli ardori. A notte s'accampò sul poggio di Cavalcaselle inanzi a Peschiera, facendo fronte verso li Austriaci, che si erano già distesi fino al Mincio.
      Al matino del 24 il barone Visconti ch'era in riserva dietro al fiume, e aveva fatto levare i ponti di Monzambano e Valleggio, tentò contrastare il varco con due soli cannoni che aveva, e due battaglioni della riserva provisoria "ch'erano in grave difetto d'istruzione e d'abbigliamento." Ma il nemico, da Saliunce, spazzò con dieci cannoni la riva, mitragliò un drappello di studenti, mise un ponte di battelli, tragittò diecimila uomini, occupò Ponti e Monzambano. Intanto Sonnaz, passava il fiume in Peschiera, e scendeva lungo la riva destra, per ricongiungersi verso Volta col centro dell'esercito, del quale ignorava le sorti; perocchè le communicazioni erano affatto intercette, essendo il nemico, a giorno tardo, disceso dietro i colli ad occupare Valleggio.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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