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      Il re nel giorno precedente ponendo la mira, non a Valleggio, ma a Somma Campagna, all'estrema destra, aveva voluto, con un esercito sorpreso e sconnesso, anzi con un terzo dell'esercito, assalire di fianco e intercettare le colonne compatte, uscite allora allora, in ordine di parata, dalle agiate stazioni di Verona. E cosė spingendo troppo a destra e troppo poco a sinistra, si allontanava sempre pių dalle rimanenti sue truppe; e si volgeva sempre pių colle spalle verso l'Adige e le fortezze nemiche, ove non vi era per lui luogo di riposo, nč ritirata verso i suoi paesi, nč base di viveri, d'ospitali e di communicazioni. Quanto pių incalzava quella fallace vittoria, tanto pių si metteva in forza del nemico. Se avesse fatto impeto verso Valleggio, si sarebbe ricongiunto a Sonnaz; il quale invece di marciare tutto il giorno, avrebbe potuto ripigliare il combattimento; e uniti avrebbero potuto da Peschiera e Valleggio stringere ai fianchi il corpo nemico che si era avventurato al di qua del Mincio. E ad ogni modo, si sarebbero trovati sui colli di Volta, in luoghi forti, col fiume inanzi, e il lago e Peschiera a sinistra, e Brescia alle spalle; d'onde si poteva communicare anche colla linea dei volontarii che faceva riparo verso il Tirolo. Il nemico non avrebbe osato allargarsi gran fatto sulla pianura; e per soggezione di Peschiera, sarebbe forse tornato a' suoi quartieri. Č vero che la forza del nemico era omai preponderante anche in campagna aperta; ma era perchč il re aveva voluto, per una falsa politica, isolarsi.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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