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      I disordinati si potevano, fin dal giorno 27, rattenere ai ponti dell'Ollio; e colla promessa del cibo e del ristoro, e colla forza dei gendarmi e delle guardie nazionali che dovevasi tener pronte e indettate a siffatti servigii, si potevano raccogliere in Casalmaggiore e Cremona, tragittare subito oltre Po, e ricoverare in Parma e Piacenza, ove avrebbero trovato un'ospitalitā non esausta nč stanca, essendo quei paesi ancora intatti, ed essendo, pel riparo del Po, meno aperti allo spavento ed alla confusione. Fermata la marcia, aveva confine il disordine, anzi non avrebbe avuto campo a nascere.
      Ancora al ponte di Pizzighettone, si poteva rivolgere li sbandati verso la vicina Piacenza; d'onde dietro al Po era breve, tranquillo e quasi secreto il passaggio in Alessandria. Da Pizzighettone al confine sardo, per Piacenza č una ventina di miglia; per Milano sono sessanta. E parimenti dal ponte di Lodi al confine sardo, per Pavia sono venti miglia di buona e diritta strada, per Milano sono quaranta. I perfidi generali preferirono la strada pių lunga, e dove lo scandalo e lo sgomento potesse farsi maggiore.
     
      All'Ollio non si fece resistenza. Se ne scusa il general Bava, e dice : "mancando il fiume d'aqua, a motivo della stagione, resta mal difeso e pericoloso per coloro che occupano la riva destra, trovandosi l'Ollio quasi parallelo al Po, e per conseguenza esponendo i suoi difensori ad essere rinserrati da un movimento offensivo nel passaggio dell'alto Ollio. - Credetti conveniente partito il proporre a Sua Maestā di portarsi sulla linea dell'Adda"; pag.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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