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      Vidi molte persone portar viveri ai nostri soldati, dir loro parole di consolazione, somministrare aquavite, apprestar fochi per asciugarli dalla pioggia sofferta.
      Quantunque tutti fossero inzuppati dall'acqua, tutti mostravano d'esser contenti. - Giunto al palazzo del re, intesi come S. M. avesse ordinato di radunare i suoi generali, per conoscere il loro avviso su ciò che fosse stato da operare in sì dure circostanze. Ci si disse che il gran parco d'artiglieria aveva naturalmente preso la direzione di Piacenza al nostro arrivo sull'Adda; quindi la nostra mossa verso Milano l'aveva diviso da noi. Siccome i piccoli parchi avevano proveduto a sostituire le cartucce adoperate in quello stesso giorno, non poteva quindi farsi conto che sulle munizioni da guerra in distribuzione presso i soldati. Era benissimo nella città qualche provisione di polvere, ma senza proiettili, segnatamente pei cannoni. Quanto ai viveri, non ne esistevano che per pochi giorni; ed il tesoro non ascendeva a più di franchi 120 mila. Queste cattive novelle persuasero a tutti l'impossibilità d'una lunga e onorata difesa. Tutti i membri del consiglio non esitarono a dichiarare che una tale condizione di cose rendeva indispensabile l'entrare al più presto in communicazione col maresciallo Radetzki, onde proporgli la resa della città. Si spedì quindi subito un officiale generale, che trovò il maresciallo a Sandonato; con cui facilmente si mise d'accordo; poichè L'INTERESSE D'UNA CONVENZIONE SIFFATTA ERA RECIPROCO!"(99).


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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