Pagina (287/315)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sono essi che insegnano la ferocia a tutte le nazioni dell'imperio; le quali infine daranno loro una tremenda pariglia. I marescialli rendono l'Austria impossibile.
      Ma pur troppo una guerra appassionata, aspra e diuturna è necessaria a ritemprare all'antico vigore i popoli e rinovare tutte le nostre istituzioni. Io non desidero una facile e molle vittoria, che ci lasci servi ancora delli interni padroni, e servi ben tosto dei padroni stranieri. E quando penso che le guerre intestine dell'Austria ci assicurano l'occasione d'una lunga guerra: e che una lunga guerra rifarà la milizia italiana: e che, SENZA IL PIEMONTE , L'ITALIA TIENE ANCORA VENTI MILLIONI DI POPOLO: io dico, lo dico con dolore, ma con ferma fiducia: IL PIEMONTE NON È NECESSARIO!
     
      Mentre io stava per racconciare in italiano questo libro, alla caduta di Milano conseguitò quella di Vienna, poi quella di Buda. È ben certo che risurgeranno; poichè la forza ha differito le questioni, non le ha sciolte. Ma non credo che la caduta di quelle città sarebbe stato intimo danno al principio della libera nazionalità. L'Ungaro voleva esser libero, ma oppressore dello Slavo e del Valacco. Il Viennese voleva esser libero, ma opprimere e lo Slavo e il Valacco, e l'Ungaro stesso e l'Italiano. Solo nell'eguaglianza della sventura e nelle necessita della guerra, potevano quei vanitosi popoli intendere, che senza fratellanza non è libertà, e ch'è meglio avere fratelli liberi che servi iracondi. Ogni popolo deve comperare la libertà col sacrificio d'una barbara ambizione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





Austria Austria Milano Vienna Buda Ungaro Slavo Valacco Viennese Slavo Valacco Ungaro Italiano